Usi e costumi
Mettendo da parte certe caratteristiche ed usanze, che erano molto diffuse nel circondario. In questa sezione faremo riferimento a quelle originali del nostro paese.
Due usanze del tutto scomparse:
Una ricorreva il mese di maggio, il giorno dell’Ascensione. Il rito era: che il giorno prima si dovevano raccogliere delle rose, di sera si toglievano i petali, e si mettevano in un bacile pieno d’acqua, lo si lasciava per la nottata fuori, “‘a serena“. La credenza era che, questa acqua avrebbe tenuto, pura e bella la pelle di quanti vi si bagnavano il viso.
L’altra riguardava le coppie appena sposate, questa coppia dopo il matrimonio, per otto giorni, non si mostravano a nessuno né tanto meno ricevevano visite; ma erano ammesse solo le consuocere, per aiutare nelle faccende di casa, ma soprattutto per rifare il letto agli sposini ed accertarsi dell’avvenuta ‘consumazione‘ del matrimonio.
Altre due ancora in vigore, con le varianti dell’epoca moderna:
La Festa patronale, dedicata a Santo Stefano Proto Martire, patrono di Melito. Essa decade la seconda domenica di ottobre. Ma i segni s’iniziano ad avere un mese prima, quando viene esposta la bandiera in piazza, è il segnale che la festa ci sarà, viene istituito un comitato per gestire la festa, questo è deputato per la raccolta dei fondi per finanziare la manifestazione e organizzarla.
In genere ci sono: festose luminarie per le strade cittadine, richiamate dalle festa giungono bancarelle, si impiantano per le strade e vendono di tutto, e giostrai vari.
La domenica mattina della festa, preceduto da una banda musicale il Santo montato su un carro viene portato in processione per le strade cittadine (una volta veniva portato a spalla, ma i tempi sono cambiati) e al suo passaggio veniva accolto con lanci di fiori, offerte (denaro o anche oggetti e mercanzia) e scoppi di botti. A sera quando il Santo viene riportato in chiesa, dopo la messa; sul palco dove si è depositato quando raccolto inizia l’asta, cioè la vendita (sempre per raccogliere i fondi) dei beni donati, e questo è uno spettacolo tutto da vedere, troppo lungo da raccontare e far vivere l’atmosfera.
I giorni successivi continua la festa, spettacoli di musica classica (ora non più).
Una volta si organizzò anche la commedia della vita e la morte di Santo Stefano, organizzato dall’associazione cattolica (purtroppo non si è più rifatto) peccato!
Ancora nei giorni consecutivi si succedono spettacoli canori in piazza (questi non mancano mai), e spettacoli di fuochi pirotecnici (anche questi non mancano mai).
L’altra usanza di festa ricorre a Pasqua, e precisamente il lunedì dell’Angelo. La festa della Madonna dell’ Arco. La locale associazione, organizza la processione per portare la Madonna al Santuario.
La festa si sviluppa in questo modo: di mattina presto, si radunano tutti i vattienti d’ a Madonna dell’Arco, vestiti di bianco e con una fascia rossa in vita e una fascia azzurra a tracolla, tutti a piedi scalzi, presso la locale associazione, formano la squadra con delle precise gerarchie, il capo squadra, il primo porta bandiera, il secondo, quello che d’ à la voce (un canto di supplica alla Madonna), prelevano le bandiere ed il “tosello” (un palco precedentemente preparato in cui è depositato il quadro di Maria Santissima Dell’ Arco) e si recano nella locale chiesa per la santa messa.
All’uscita, iniziano la peregrinazione ai vicini paesi che sono stati invitati, per le funzioni volte sempre a ringraziare la Madonna (sono degli spettacoli tutti da vedere), quando tutti gli itinerari sono completati, si incamminano per andare al Santuario (una volta il tragitto si faceva tutto a piedi, adesso, alcuni si sono motorizzati).