Informazioni storiche
Melito di Napoli: cittadina della regione campania, provincia di Napoli.
Situata: 40° 55′ di latitudine nord, 14° 14′ di latitudine est; 89 m s.l.m., per una estensione di kmq 3,721.
Comuni limitrofi: Arzano, Aversa, Casandrino, Giugliano, Napoli (capoluogo), Mugnano, Sant’ Antimo.
Cod. Istat: 063045
Cod. catastale: F111
CAP: 80017
Pref. tel. 081
Abitanti: melitesi
Santo Patrono: S. Stefano, la festa patronale ricorre la seconda domenica del mese di ottobre.
Sorta intorno al X secolo, sviluppatasi poi come casale di Napoli.
Il piccolo centro allora gravitava sulla chiesa parrocchiale (XVIII secolo).
Le attività erano totalmente incentrate sull’agricoltura, si lavoravano i campi che circondavano le “masserie”.
Il principale dei prodotti della sapienza e dei segreti dei contadini melitesi era la mela (da qui forse il nome della città). Una varietà di mela realmente unica al mondo: la cosiddetta “annurca” la cui origine D.O.C. è sicuramente e storicamente radicata in Melito e paesi circostanti.
I meno giovani possono certamente ricordare la festa nei campi quando si spandeva nell’aria quell’indescrivibile profumo di mela proveniente dalle migliaia di “porche” che costituivano i “pasteni”, cioè distese di paglia strette e lunghe dove venivano messe a maturare quei frutti zuccherini, che oggi, ahimè, non troviamo quasi più.
Nella foto è illustrata una delle più storiche ed antiche: la masseria Monacelli.
Anche la produzione di vino ha avuto un discreto momento di gloria, grazie ad alcuni storici produttori, i cui nomi ancora campeggiano sulle insegne di qualche rivendita.
Da qui la produzione artigianale (anche se la quantità era a livello industriale!) di botti di rovere costruite a mano e che per innumerevoli anni hanno accompagnato i nostri risvegli a suon di martellate ai cerchi e ai tombagni…
Così come esisteva qualche fabbrichetta di cassette per contenere il raccolto della frutta (anche qui la produzione era a livello industriale).
L’indotto della coltivazione dei campi: fabbrica di cassete per contenere il raccolto, lavorazione di botti per la conservazione del vino e il commercio dei prodotti, dal produttore al consumatore; senza parlare della qualità (migliore e a prezzi più bassi) era utopia?
Rivendita di: botti, cassette, ceste su via Roma
Con il passare degli anni la “vocazione” del contadino melitese si è evoluta, ma, conservando la sua sapienza e perizia, mettendola al servizio del settore florovivaistico, così le coltivazioni di frutti ed i pasteni di mele si trasformarono in innumerevoli giardini sparsi per il territorio che sono stati punti di riferimento di tantissimi esperti della materia a livello nazionale. La caratteristica peculiare di questa attività era rappresentata dalla progettazione e messa in opera di verde pubblico e privato è stato (è il caso di dire) il fiore all’occhiello di Melito per molti anni.
Questa città può fregiarsi orgogliosamente di una mostra florovivaistica tenutasi negli anni 80 con risonanza nazionale.
Poi …..
La vicinanza con la metropoli napoletana ha sicuramente influenzato lo sviluppo melitese.
Innanzitutto con il fiorire di attività commerciali, soprattutto nelle carni e nella frutta e verdura.
Melito poteva vantare già negli anni 80 circa 70 rivendite di carni e derivati, con produzione propria di salumi ed insaccati vari, punto di arrivo di molte famiglie napoletane (soprattutto buongustai e benestanti) specie nelle festività natalizie e pasquali, tra l’altro Melito era dotata di uno dei pochi mattatoi comunali della zona, che per tanto tempo ha fatto da argine all’invasione dei prodotti dell’industria delle carni. Uno dei vantaggi della locale macellazione era, oltre alla bontà del prodotto, il poter disporre delle frattaglie, la cui preparazione e vendita ha rappresentato un’altra delle caratteristiche di questo bellissimo mondo andato (leggi usi e costumi).
Via via, con il passare del tempo la vera connotazione melitese è stata stravolta, succube sotto le ondate del progresso, della urbanizzazione incessante, dell’esponenziale aumento della popolazione. Il confine con Napoli ha fatto sì che Melito potesse essere valvola di sfogo con il crescere della densità abitativa napoletana, facendovi riversare moltissime famiglie e giorno dopo giorno scomparirono prima i campi, i pasteni e le coltivazioni di mele, infatti oggi l’annurca è una rarità, i vivai fecero posto ai vari parchi sorti qua e là con rapidità impressionante e si moltiplicarono attività commerciali al posto delle meno remunerative agricole e artigianali.
Purtroppo tutto ciò ha avuto dei contraccolpi irreversibili sul tessuto sociale melitese, che attualmente vede le principali piaghe nel traffico caotico e nella scarsità dei servizi, figli di un popolamento spropositato quanto repentino, certamente non assorbito dal territorio.
Villa Donadio
I segni del nuovo tempo li possiamo leggere oltre che nella totale scomparsa dei simboli di un’epoca (il centro storico, la bellissima Villa Donadio, la masseria Monacelli …non esistono più), anche in questi numeri:
ISTAT censimento 2001: popolazione residente 34.148 di cui maschi 17.042 e femmine 17.106 (ma oggi la popolazione è stimata intorno alle 50000 anime!)
Quindi c’è stato un incremento demografico circa del 75% rispetto al 1996,quando la popolazione residente era attestata su 20095 individui.
Considerando poi che il territorio ha una superficie di kmq 3,721, risulta una densità abitativa di 9180 persone per Km quadrato,ma con le cifre stimate ad oggi (e considerando anche che l’urbanizzazione e la costruzione di molti edifici è ancora in corso nel 2004)non è difficile prevedere una densità di 20000 abitanti per Km quadrato nei prossimi anni.
Sono cifre per concorrere con le grandi metropoli mondiali, un altro record (forse meno piacevole) per questa nostra città, il cui nome, fino a pochi anni fa, non compariva nemmeno sulle carte geografiche, ma che sempre ameremo e porteremo nel cuore almeno per quello che è stata.